lunedì 29 settembre 2008

La rosa ed i suoi petali


I nomi tradizionali dei venti derivano probabilmente da quelli usati dai navigatori delle antiche repubbliche marinare italiane per indicare i venti del Mediterraneo centrale considerando come centro della rosa dei venti l’isola di Malta.
Il vento che proviene, a Malta, dalla direzione della Grecia è detto Greco o Grecale, dalla Siria è detto Scirocco, dalla Libia è detto Libeccio, e dalla direzione maestra (magister), quella cioè della nostra penisola, è detto Maestrale.

ANDATURE

Nel mare aperto e libero, qualunque sia la direzione del vento, il buon velista deve poter raggiungere tutti i punti dell’orizzonte e, per far ciò, dovrà fare i conti innanzi tutto con la direzione del vento.Secondo la direzione da cui proviene il vento, cioè secondo l’angolo che il vento forma con l’asse longitudinale dello scafo, la nostra barca riceverà impulsi diversi che la faranno “andare” in modi assai differenti. Avremo cioè le cosìddette “andature”.

Si definiscono andature le espressioni usate per indicare la direzione di avanzamento della barca a vela rispetto alla direzione del vento,quindi sono funzione dell'angolo che si crea tra il vento e l'asse della barca.
Le principali andature sono:

Parti della vela e dello scafo

domenica 28 settembre 2008

Livin' on the edge



Il link del video è http://it.youtube.com/watch?v=nDToL593cmU, tutti i diritti appartengono all'autore del video.

navigate con la vela e non navigate nell'alcol!


La nostra matematica ci fa capire molte cose.

Alcol e matematica
Anche questa estate è stato elevato sia il numero di incidenti mortali sulle strade sia il numero delle sospensioni di patenti di guida nonostante l' inasprimento delle sanzioni per la violazione delle norme del Codice della strada e il tutto causato dall'uso- abuso di droga e alcool . Sembra , pertanto, molto vicina una profonda revisione del Codice. La guida in stato di ebbrezza è un reato penale . Il limite di tasso alcolemico in Italia è 0,50 g/l. se si supera questa soglia, le sanzioni sono molto pesanti e variano a seconda della fascia in cui rientra lo stato di ebbrezza accertato dalll'etilometro ( tra 0,51 e 0,80 ; tra 0,81 e 1,5 ; oppure oltre 1,5 g/l ). L' uso dell' etilometro è stato introdotto con il decreto legge 285 art. 186 del 30 aprile 1992 e da quel momento le Forze dell' Ordine lo hanno usato con intensità crescente.
Il modo in cui l'alcool entra nel circolo sanguigno può essere rappresentato con questo schema:

Tenendo presente che l' alcool pesa 800gr per litro, è possibile calcolare in modo approssimativo il proprio tasso di alcolemia , basta usare questa formula:
Tasso alcolico g/l = [(Ga x V x 0,008)x 1.055]/(Pxk)
dove
Ga = grado alcolico della bevanda
V = volume della bevanda ingerito ( in ml)
P = peso corporeo ( in Kg)
la costante 1,055è il peso specifico del sangue
K = coefficiente di diffusione
quest'ultimo varia a seconda del sesso : M = 0,73 e F = 0,66.

EUREKA! LA BARCA GALLEGGIA.

Eureka dal greco "ho trovato !" non è un'espressione coniata dal grande attore comico woody allen bensì da un grande scienziato del passato , tale archimede.Questa parola fu esclamata nel momento in cui Archimede scoprì che si poteva calcolare il volume di un corpo di forma irregolare misurando il volume dell'acqua che veniva spostata quando il corpo veniva immerso.



Avete capito bene questo fondamentale principio della fisica è stato scoperto da un signore dell'antica grecia e tutt'oggi come qualunque principio della fisica che si rispetti è ancora valdo.

Su tale principio come è ovvio si basa anche il galleggiamneto di una barca a vela.
Come potrete notare dalle due figure per poter capire il fenomeno dobbiamo rifarci alla forza(per chi non conoscesse il concetto vada a rivedere il mio post precedente).
In base a tale principio i corpi immersi nell'acqua ricevono una spinta FA verso l'alto uguale al peso del liquido spostato.
Ricordiamo però, che tutti i corpi sono soggetti ad un'altra spinta FP dovuta al loro peso.
Quale di queste due forze contrarie prenderà il sopravvento?
Basta riflettere che la prima delle due forze è in rapporto con il volume dell'acqua spostata e quindi con il volume del corpo,mentre la seconda è dovuta al peso del corpo.perciò i corpi di grande volume e di piccolo peso tendono a galleggiare ,mentre quelli di piccolo volume e grande peso affondano.
L'equilibrio si verifica quando il corpo pesa per unità di volume ,esattamente quanto l'acqua e cioè quando ha un peso specifico uguale a quello dell'acqua.
Un corpo più leggero dell'acqua s'immerge fintantochè il suo peso complessivo uguaglia quello del liquido spostato dalla parte del corpo immersa.
In formule avremo:
FA=pp V,
dove FA è la forza di Archimede pp è il peso specifico del fluido e V il volume del corpo immerso.
Sarebbe interessante chiedersi perchè i sommergibili riescono sia a galleggiare che ad affondare.
I sistemi usati per fare immergere, emergere o, in generale variare di quota un sottomarino o un sommergibile sono essenzialmente due:
uno statico , fondato sul bilanciamento tra il peso del sommergibile e la spinta al galleggiamento che esso riceve in base al principio di Archimede
uno dinamico , che sfrutta, quando il sommergibile è immerso ed in moto, la portanza dei suoi timoni di profondità .
Come ogni corpo immerso in un liquido, il sommergibile è soggetto principalmente a due forze:
la forza peso, diretta verticalmente dall'alto verso il basso
la spinta idrostatica, diretta verticalmente dal basso verso l'alto e di intensità pari al peso del volume del liquido spostato (nel nostro caso, acqua marina).
Per far immergere un sommergibile si deve aumentarne il peso in modo che esso superi in intensità la spinta idrostatica.
Questo si ottiene immettendo acqua marina in appositi compartimenti allagabili ("casse"). Ciò fa aumentare il peso del sommergibile, che tende quindi ad immergersi.
Per far riemergere il battello basta espellere l'acqua da una delle casse (la cassa emersione) immettendovi aria compressa, prelevata da apposite bombole (interne allo scafo). L'alleggerimento dovuto alla sostituzione della zavorra d'acqua nella cassa emersione con aria, consente al sommergibile di portarsi in "affioramento" (vale a dire con la sola torretta fuori dall'acqua). In questo assetto è possibile aspirare aria dall'atmosfera e pomparla dentro alle casse ancora allagate, diminuendo ulteriormente il peso del sommergibile e portandolo così completamente in superficie.
Ciao dal vostro vincenzo.

martedì 16 settembre 2008


Per navigare abbiamo visto come sia utile la somma vettoriale.
Vediamo nello specifico come ottenerla.
Per comodità è possibile definire con origine l'estremo del vettore non munito di freccia e con estremo superiore quello che reca la freccia. Occorre notare che l'origine non è il punto di applicazione perché si parla ora di vettori liberi.
Per sommare due vettori è sufficiente far coincidere l'origine di uno con l'estremo superiore dell'altro: la somma è data dal vetture che ha origine coincidente con l'origine rimasta libera ed estremo superiore coincidente con quello rimasto libero (fig. 3).


Fig 3


Se la somma riguarda più di due vettori, la regola non cambia ricordando la validità delle proprietà commutativa e associativa della somma (fig. 4).


Fig 4

giovedì 11 settembre 2008

humour matematico!

Anche se non è pertinente con il nostro blog queste vignette sono bellissime:



Chi riesce a risolvere questo limite riceverà in omaggio un simpatico regalo.


Il romanticismo della matematica:










Potenza del pensiero :



La numero uno:



Chiunque volesse aiutarmi a fare una raccolta invii una mail a questo indirizzo:
ciao dal vostro amico abel79

sabato 6 settembre 2008

LA FORZA!

Quando abbiamo parlato di portanza abbiamo fatto cenno alla FORZA.


Bene in questo post cercheremo di spiegare che cosa è da un punto di vista fisico partendo da alcuni piccoli esempi.

Pensiamo ad un calciatore al momento in cui calcia la palla o ad un giocatore di pallavolo al momento in cui effettua una battuta , bene questi sono due semplici gesti che richiedono uno sforzo(FORZA) per essere compiuti.





Oppure potremo pensare al tiro alla fune

in questo caso chi avrà più FORZA vincerà.






Nessuna definizione meglio di questi esempi può descrivere cosas è una forza.L'intuizione e la semplicità cari ragazzi rimangono ancora il miglior modo per capire fisica e matematica.

A tal proposito vi consiglio un libro di un premio nobel per la fisica, Richard P. Feynman , dal titolo "Sta scherzando Mr. Feyman" ,vedrete che trasformerete il vostro odio per la matematica e la fisica in un amore viscerale.
Ma torniamo a noi, cerchiamo di dare una definizione più rigorosa di forza.
Precisamente,ogni causa che modifica o tende a modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo è detta FORZA.
Bene , fin qui tutto semplice, basti pensare a una scotta ,quando la cazziamo applicchiamo una forza alla scotta.








Una forza è una grandezza vettoriale quindi per essere determinata ha bisogno di un MODULO , INTENSITA' E VERSO. Inoltre determinante per definire la forza è il suo punto di applicazione



Vediamo ora operativamente come si calcola una forza, ciò ci può essere utile per fare dei confronti tra due forze.La forza è uguale a :


MASSA(kg)*ACCELLERAZIONE(m/s2) .

Ora che abbiamo visto che cosa è e come è definita una forza possiamo passare ad analizzare i vari tipi di forze che esistono e precisamente sono di quattro tipi:


  1. la forza gravitazionale dovuta alla gravità.

  1. la forza elettromagnetica dovuta alle interazioni tra atomi .

  1. la forza nucleare forte dovuta all'interazione tra protoni e neutroni.
  2. la forza nucleare debole forza nucleare che agisce su le coppie di particelle elementari.

Nella vita come nella vela la forza è onnipresente,potremo definirla come il "MOTORE" di ogni cosa.

ciao dal vostro vincenzo










sabato 23 agosto 2008

Splendido bronzo di Diego Romero nel Laser

Dal mare di Qingdao si attendevano altre barche azzurre ai vertici delle classifiche mondiali come i 470 o i 49er dei fratelli Sibello sfortunati quarti, emerge invece Diego Romero non considerato nei pronostici della vigilia.

Il vento quasi nullo di Qingdao regala all'Italia della Vela la prima medaglia di queste Olimpiadi: arriva da Diego Romero nella classe Laser dove, in settimana ha saputo sfruttare al massimo le opportunità offerte quando il vento era debole, e nella Medal Race, presentatosi alla partenza quinto è risalito in classifica sino al terzo gradino del podio.

Immolatasi in partenza la Svezia, seconda in classifica prima del via, che sceglie la tattica suicida di marcare Goodison, il britannico destinato alla medaglia d'Oro, Romero sceglie gli aliti giusti di vento e riesce ad essere davanti al Portogallo, condizione per ambire ad una medaglia. Condizione necessaria ma non sufficiente poichè per il Bronzo è necessario che qualcuno si inserisca tra il Laser italiano e quello portoghese. Lo fa l'argentino Alsogaray ed arriva l'inattesa medaglia di Bronzo.

Sensini, argento capolavoro

Nella vela, specialità Rs:x, Alessandra conquista il secondo posto alle spalle della cinese Jin Yan: è la quarta medaglia olimpica dopo l'oro di Sydney e i bronzi di Atlanta ed Atene.

Non è bastato ad Alessandra Sensini vincere la medal race corsa con quasi 10 nodi di vento andati a calare sul finale, per portare a casa la medaglia d’oro. La surfista grossetana è medaglia d’argento senza rimpianti nella classe RS:X perché la cinese Jian Yin con un grande recupero dopo una cattiva partenza è riuscita a piazzarsi al terzo posto alle spalle dellìinglese Shaw. La Sensini ha tagliato il traguardo alle 13 e 45 locali. Un solo punto divide le due atlete nella classifica finale.

PENALITA' DECISIVA - Alla penultima boa del percorso prima del traguardo la Sensini sembrava avere la medaglia d’oro al collo. Prima del via aveva 5 punti da recuperare sulla cinese e in quel momento tra l’italiana e la cinese navigavano sia l’inglese Shaw che la spagnola Alabau. Nella medal race il punteggio è doppio, quindi la cinese in quel momento era un punto dietro la Sensini. Nel passaggio in boa però la spagnola tentava un improbabile “sorpasso” ai danni dell’inglese. Lei stessa richiamava l’attenzione della giuria che seguiva a pochi metri. La mossa si rivelava un clamoroso autogol per l’Alabau, ma soprattutto costava alla Sensini l’oro perché la giuria costringeva la spagnola alla penalità (un giro su stessa) grazie alla quale la cinese riusciva a superarla. Impotente la Sensini osservava tutto. Per la Yin il terzo posto valeva appunto l’oro con un solo punto di vantaggio sulla Sensini e l’inglese Shaw prendeva il bronzo, 5 punti oltre la poppa dell’italiana.

SENZA RIMPIANTI
- Appena scesa a terra la Sensini ha trovato ad accoglierla Diego Romero, ieri bronzo nei Laser, insieme hanno fatto il tradizionale bagno, prima materiale nel porto, poi di gioia, circondata dall’affetto del resto della squadra italiana. “Non ho rimpianti - ha detto subito dopo la Sensini - ho dato il massimo e ho vinto la regata, il resto non dipendeva da me”. Alla Sensini, vincitrice dell’oro a Sydney e della medaglia di bronzo a Savannah (1996) e Atene (2004), mancava l’argento nella sua privata collezione di medaglie olimpiche. “Questo ne fa - ha detto commosso il presidente della Fiv Sergio Gaibisso - la più grande velista italiana di tutti i tempi”. E’ la terza volta nella storia che l’Italia vince due medaglie nella stessa edizione dei Giochi: era accaduto anche ad Acapulco 1968 e a Sydney 2000.

sabato 2 agosto 2008

FINALMENTE....... VACANZE

cari colleghi e cari amici fimalmente anke per me è giunto il momento delle meritate vacanze.
auguro anke a voi di trascorrere vacanze indimenticabili e soprattutto rilassanti in vista del secondo ed infernale anno della SSIS.

ROODIN HUGO vi saluta.

giovedì 31 luglio 2008

Buone Vacanze

Ciao boys,

io sono ancora a zero e domani mattina alle 4 sono in partenza, apro questo post per salutarvi e augurarvi buone vacanze.
Lascio un saluto particolare a Vincenzo( porta i miei saluti ad Antonella), visto che non ci siamo bevuti manco un caffè quando è pasasto in ufficio.
A settembre si riparte....RILASSATEVI!!!!
P.S Benedetto.....VASIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!

Con Mario ci siamo salutati dal vivo, guagliò non ti dimenticare di farmi la ricarica che devo telefonare tutti i giorni altrimenti chi se spassa i miei!!!!

Ciao
Paolo

Lacio Drom

domenica 27 luglio 2008

Perchè navighiamo controvento?

vi siete mai chiesti come fa una barca a vela a navigare controvento? LA RISPOSTA LA DOVREMO CHIEDERE A NEWTON O BERNOULLI e più precisamente al secondo principio della dinamica e al teorema di bernoulli.
Cmq la ragione è molto semplice e per capirla dobbiamo rifarci alla dinamica del volo.





Consideriamo il caso in cui l’ala è ferma e l’aria è in movimento. Nella figura sovrastante è rappresentato un profilo alare ed è disegnato il moto di due volumetti di fluido A e B che vengono separati dall’ala e passano il primo al di sotto di essa ed il secondo di sotto per poi rincontrarsi. A causa della forma dell’ala il volumetto A segue un percorso rettilineo mentre B ne segue uno curvo e quindi più lungo. Dato che i due volumetti impiegano lo stesso tempo per spostarsi dobbiamo ammettere che la velocità dell’aria al di sopra dell’ala sia maggiore di quella al di sotto. Quindi per il teorema di Bernoulli la pressione che preme sulla parte inferiore dell’ala maggiore di quella che si esercita sulla parte superiore, ciò determina parte della forza chiamata portanza che sostiene l’aereo in volo.


La stessa cosa succede alla vela con l'unica differenza che la foza non è più diretta verso l'alto ma orizzontalmente.


Questo principio, abbinato all'uso della deriva, permette alla barca di avanzare di bolina, in linea retta. Cosa che non avverrebbe in assenza della deriva, infatti essa sotto il pelo dell'acqua genera una forza "uguale" in intensità, ma in contrasto nel verso, alla componente perpendicolare all'asse della barca della forza sopradescritta; senza l'uso di questo accorgimento costruttivo, si determinerebbe solo lo scarroccio senza la possibilità di avere una bolina o rotta controllata.



Bolina: la freccia azzurra indica la spinta laterale generata dalla depressione sul lato sottovento della vela; tale spinta puo' essere scomposta in due vettori, quello nero, che viene annullato dalla resistenza uguale e contraria generata dalla deriva immersa nell'acqua, e quello blu, che è la risultante spinta all'avanzamento della barca a vela.
Possiamo concludere che per poter far avanzare la barca a buone velocità è necessario fare dei buoni calcoli vettoriali per poter eliminare al massimo la resistenza.

venerdì 18 luglio 2008

Kitesurfing

Il kitesurfing, chiamato anche kitesurf o kiteboarding è una disciplina relativamente recente, nato verso la fine degli anni 90 nelle calde, ventose e paradisiache acque delle isole Hawaii. È in assoluto lo sport acquatico che si sta diffondendo più rapidamente in assoluto. Si pratica con un'apposita tavola e un aquilone (kite o ala) comandato mediante una barra di controllo collegata ad esso da cavi lunghi e sottili in fibra sintetica dyneema.

Le condizioni di vento ideali per praticare il kitesurf sono comprese tra i 12 e i 30 Kts (nodi), ed a differenza del windsurf si può normalmente praticare anche con venti deboli. Ovviamente in tali condizioni si useranno aquiloni di dimensioni maggiori. Con le condizioni ideali è possibile praticare lo sport in maniera sicura, planando semplicemente (freeriding), compiendo svariate evoluzioni o tricks (frestyle). E' possible usare il kite sia sulle onde (wavestyle) che su acqua piatta (wakestyle).

Una delle caratteristica principali che ha contribuito alla continua crescità di popolarità di questo sport è senz'altro la velocità con cui si può imparare a planare e in seguito a compiere evoluzioni. Un corso ben sviluppato e della durata di circa 20 ore, può fornire le basi per un inizio di pratica sicura ed autonoma. Per prevenire pericoli, seguire un corso è assolutamente consigliato. Il kitesurf infatti è considerato uno sport estremo e nonostante le moderni apparecchiature abbiano esteso la sicurezza le insidie non solo per chi lo pratica sono decisamente tante.

Per chi vuole iniziare a praticare questo sport, questo è l'elenco delle attrezzature che dovrebbe procurarsi:

  • aquilone completo di barra e linee;
  • tavola da kitesurf;
  • trapezio;
  • attrezzatura di sicurezza (giubbotto protettivo o galleggiante, casco, coltellino per tagliare le linee).

Vettori e Vento apparente


Il vento apparente è quel particolare vento percepito da un osservatore in movimento; in condizioni di aria ferma, esso possiede intensità proporzionale e direzione opposte a quella del movimento. In presenza di vento reale, il vento apparente è la somma vettoriale del vento prodotto dall'avanzamento e del vento reale.

Nella navigazione a vela il vento apparente ha grande importanza perché è in relazione all'intensità e direzione di questo vengono regolate le vele per seguire una rottaprescelta. Poiché il vento apparente è quello che effettivamente agisce sull'imbarcazione, la sua velocità può essere misurata con l'anemometro di bordo. La strumentazione moderna consente anche di calcolare la velocità del vento reale quando sono conosciute la velocità della barca e del vento apparente.
I vettori delle velocità che concorrono al vento apparente sono rappresentati nel disegno, dal quale si può dedurre che il vento apparente coincide con il vento reale solo quando l'imbarcazione è ferma rispetto al fondo marino, mentre all'aumentare della velocità dell'imbarcazione il vento apparente si discosta sempre più dal vento reale per avvicinarsi al vento di avanzamento.
Poiché è il vento apparente ad incidere sulla velatura ne consegue che la navigazione con vento in poppa è sempre la meno efficace, poiché all'aumentare della velocità dell'imbarcazione corrisponde una proporzionale diminuzione dell'intensità del vento che agisce sulle vele. Infatti su di un qualsiasi mezzo che si muovesse ad una velocità equivalente a quella del vento reale e nella stessa esatta direzione, la percezione di vento apparente sarebbe nulla.
Per il motivo sopra enunciato una imbarcazione a vela in procinto di raggiungere un punto (boa) posto nella direzione del vento avrà maggiore velocità di avvicinamento all'oggetto non percorrendo la rotta più breve e con vento in poppa, bensì bordeggiando in modo tale da mantenere un angolo con la direzione del vento apparente più favorevole alla efficacia della velatura. È questo il tipo di navigazione che cerca una imbarcazione in regata, in un percorso a bastone e al momento di affrontare il lato di poppa.
Alcune imbarcazioni a vela, in particolare multiscafi o tavole a vela, generando con l'avanzamento un notevole vento apparente, possono navigare a velocità superiori al vento reale presente in quel momento. In genere questo avviene in navigazioni con vento al traverso della rotta seguita dall'imbarcazione. Allo stesso modo si comportano alcuni mezzi di terra a propulsione velica e dotati in genere di una assai minore resistenza all'avanzamento.

Tavola a vela

La Tavola a vela (detta anche velasurf o windsurf) è uno sport marino o lacustre che consiste nel viaggiare sull'acqua su una piccola tavola grazie all'azione propulsiva determinata del vento sulla vela. Questa è armata su un albero snodato, retto e controllato dal velista - colui, cioè, che la conduce - con il solo ausilio del boma.

La tavola a vela è anche una specialità olimpica. Il windsurf è la massima sintesi di una barca. Si può considerare un incrocio fra una barca e un aliante, infatti un windsurf che scivola su una superficie d'acqua è un mezzo che sta volando proprio nel punto d'incontro fra due elementi a densità diversa. La vela/ala è portata dall'aria, la deriva dall'acqua.

Manovre

Le manovre principali sono:

  1. la virata e la strambata, manovre che, nella forma basilare, permettono il cambiamento delle mura tramite il passaggio della vela rispettivamente sulla poppa o sulla prua della tavola.
  2. le partenze che possono avvenire salendo prima sulla tavola e recuperando la vela con l'apposita cima di recupero, o sfruttando il vento per mantenere la vela in posizione di navigazione salendo successivamente sulla tavola, sia in acqua bassa (partenza dalla spiaggia) che in mare aperto (partenza dall'acqua).

Per condurre una tavola a vela, non essendoci il timone, bisogna agire sull'inclinazione dell'albero. Per orzare(portare la prua al vento in modo da raggiungere andature che stringono il vento o di bolina) si deve portare più verso poppa il centro velico e quindi inclinare l'albero verso poppa.

Per poggiare(azione inversa e cioè portarsi con la poppa a vento) si inclina l'albero in avanti.

Queste indicazioni sono valide per la navigazione in dislocamento. All'aumentare della velocità, proporzionalmente al tipo di tavola utilizzata (esistono tavole che raggiungono l'equilibrio idrodinamico prima o dopo parlando di velocità) ed alla calibratura della pressione sulla tavola stessa, si raggiunge la condizione di planata durante la quale i cambiamenti di direzione vengono ottenuti inclinando la tavola con i piedi che al momento della planata sono infilati in apposite streps a poppa della tavola, mentre la vela viene mantenuta in una posizione fissa piuttosto arretrata sulla tavola, ottimale per la disposizione dei pesi e per l'efficienza aerodinamica di tutto l'insieme. La planata permette alla tavola di raggiungere velocità tal volta molto rilevanti se si tiene conto che si parla di velocità su acqua.

Tipi di tavola e specialità

Una prima classificazione delle tavole da windsurf può essere effettuata in base al volume, direttamente collegato, tramite la legge di Archimede, al peso massimo che la tavola può sostenere al galleggiamento. Chiaramente, più piccola è la tavola minore sarà il volume.

Una tavola con un maggior volume consente di raggiungere la planata anche con venti più leggeri.

Ci sono poi altre discipline che si possono praticare con il windsurf:

  • Il Freestyle: spettacolari evoluzioni con mare calmo o quasi, molto complesse e spettacolari.
  • Il Wave: l'atleta mescola i due sport surf e windsurf saltando e surfando onde e frangenti. Questa specialità è forse la più spettacolare poiché permette al surfer di effettuare salti considerevoli e di chiudere evoluzioni (trick) totalmente fuori dall'acqua.
  • La Gara: la classica competizione dove si deve arrivare prima degli avversari alla fine del percorso.
  • Il Supercross: competizione di ultima generazione dove, come per il race, vince chi arriva per primo alla fine del percorso ma, fra un giro di boa e l'altro bisogna completare delle manovre Freestyle.
  • La Velocità: surfisti con doti fisiche imponenti si sfidano a chi percorre più velocemente un tratto d'acqua piattissima. Le velocità si aggirano intorno ai 45 nodi. Il record mondiale di velocità di una imbarcazione a vela appartiene proprio al windsurf con una velocità di 48.7 nodi.

Storia

Il windsurf nacque da un'idea di James R. Drake nel 1967, il quale, sull'autostrada di San Bernardino, nei dintorni di Los Angeles, pensò di poter continuare a fare surf anche senza le onde, utilizzando una vela collegata alla tavola da onda, già allora molto utilizzata. Drake pensò di unire un boma a wishbonecon un giunto cardanico per governare in piedi una tavola a vela. I materiali utilizzati furono dapprima il legno, la stoffa nautica (la stessa usata per le barche a vela) e alcune corde per imbarcazioni.

Regate d'altura

Nella categoria delle "regate d'altura" rientrano tutte quelle regate il cui percorso viene solitamente definito facendo uso delle caratteristiche orogenetiche del Campo di regata. In questo caso il campo di regata può essere vastissimo fino a comprendere, come nel caso delle circumnavigazioni terrestri, l'intero globo terrestre. Per completare il percorso delle regate d'altura è quindi richiesto ai concorrenti di aggirare, in senso orario o antiorario, isole, promontori, scogli, o anche continenti.

Ovviamente tali regate possono avere durate che vanno da alcune ore fino a mesi e, addirittura, anni.

Le "regate d'altura" possono essere di diversa tipologia in base a vari aspetti:

  • con scalo o senza scalo - se prevedono delle tappe o se l'intero percorso deve essere completato dai concorrenti senza fare soste per rifornimenti
  • solitarie, a coppie o in team - a seconda se prevedono che a bordo dell'imbarcazione ci sia un solo concorrente, o che ci siano due soli concorrenti, o infine se non c'è limitazione al numero dei concorrenti.

Match race


Una sottocategoria è rappresentata dai Match Race. In tali regate solo due sfidanti si confrontano in una competizione che assume tutti i toni e le caratteristiche di un vero e proprio duello.

Parlare di "sottocategoria" per una tipologia di regata che identifica la più antica competizione velica internazionale, la Coppa America, può sembrare paradossale. Tuttavia va sottolineato che il Match Race moderno condivide solo alcune delle caratteristiche della Coppa America, ma è anche contraddistinto da notevoli differenze.

La principale deriva senz'altro dal fatto che il Match Race prevede l'uso di due imbarcazioni assolutamente identiche (definite dal concetto di One Design) che oltretutto vengono scambiate dai concorrenti fra una prova e l'altra della competizione (che solitamente si svolge su un arco di diverse prove, dette "Round robin").

Tali imbarcazioni sono messe a disposizione dal Comitato Organizzatore e lasciate provare ai concorrenti per un periodo prestabilito ed uguale per tutti i concorrenti.

La partecipazione ai Match Race avviene in genere su invito, sulla base delle Ranking List redatte dalla FIV o dall'ISAF in base ai risultati delle competizioni precedenti, moltiplicati per indici di difficoltà definiti sulla base dell'importanza della competizione e del livello degli altri concorrenti.

Regate costiere


Rientrano nella categoria delle "regate costiere" tutte le regate, generalmente della durata di poche ore, che si svolgono lungo percorsi disposti nel "campo di regata" dal Comitato di Regata facendo uso di boe di segnalazione che le imbarcazioni concorrenti devono aggirare per completare il percorso. A dispetto del nome, le "regate costiere" si possono svolgere sia in mare che nei laghi o in ampi corsi d'acqua dolce.

I percorsi, stabiliti dal Regolamento di Regata, vengono di volta in volta orientati dal Comitato di Regata in modo tale che almeno uno dei lati si svolga controvento, al fine di esaltare le capacità velistiche dei concorrenti. Nel caso in cui la direzione del vento cambi durante la competizione, il Comitato di Regata può decidere che il cambiamento era prevedibile, e che abbia favorito i concorrenti che hanno saputo prevederlo adottando una tattica di regata conseguente. In tal caso può decidere di lasciare le boe e il percorso così come sono, oppure di riorientare il campo segnalando ai partecipanti il cambiamento. Questa seconda opzione è quella in genere più adottata. Viceversa Comitato di Regata può stabilire che il cambiamento era imprevedibile e, in quanto tale, ha favorito in maniera assolutamente fortuita una parte dei concorrenti; in tal caso il Comitato di Regata può decidere di convalidare la prova assegnando l'ordine di arrivo all'ultima boa considerata regolare (in genere quando sono stati completati almeno 3 lati del percorso previsto), oppure può decidere di annullare del tutto la prova.

Uno dei percorsi più diffusi è il quadrilatero olimpico, così chiamato perché tipico delle competizioni veliche organizzate durante i giohi olimpici. Il triangolo olimpico è caratterizzato da un primo tratto (detto lato) di bolina (andatura quasi controvento), due successivi tratti al lasco (con vento quasi di poppa) sugli altri due lati del triangolo, quindi un nuovo tratto di bolina seguito da un tratto in poppa piena, e finalmente di nuovo controvento.

I percorsi delle "regate costiere" vengono spesso descritti alfanumericamente, adottando un sistema convenzionale abbastanza diffuso che assegna alla boa di partenza la lettera P, a quella di arrivo la lettera A, alla prima boa (tipicamente la boa di bolina) il numero uno e alle altre boe del percorso i numeri a seguire. Secondo tale convenzione il triangolo olimpico viene definito nel modo seguente: P-1-2-3-1-3-4-A -- in tutto, sei lati.

Nel corso degli anni sono stati sviluppati percorsi di vario genere, rispondenti a varie necessità o caratteristiche delle barche a vela coinvolte nelle diverse competizioni. Si va così da percorsi molto semplici, come quello detto "a bastone" che si svolge lungo due sole boe con un lato di bolina e uno di poppa, a percorsi molto complessi, come quello che venne adottato nella edizione della Coppa America del 1992 in cui le imbarcazioni seguivano un mix tra un percorso a S ed un bastone con arrivo in poppa.

Le regole fondamentali


Lo sport della vela si svolge soprattutto in regate, competizioni fra barche a vela in cui generalmente vince l' imbarcazione che riesce a percorrere il percorso di regata in minor tempo.

Nelle competizioni veliche è consentito sfruttare soltanto le capacità marinare dell'imbarcazione e la forza propulsiva del vento per navigare. Questo significa che qualsiasi altro sistema di propulsione è vietato, incluso l'effettuare certi movimenti del corpo che potrebbero aumentare la velocità dell'imbarcazione.

La procedura di partenza prevede un conto alla rovescia preceduto da alcuni segnali sonori (sirene o corni di nebbia) e visivi (bandiere o segnali luminosi nel caso di notturne) che indicano ai concorrenti (regatanti) quanto tempo manca alla partenza. I concorrenti dovranno quindi tagliare la linea di partenza predisposta dagli organizzatori dopo il via. Se un concorrente taglia la linea prima del via dovrà effettuare una nuova partenza ritornando nella zona che precede la linea, passando esternamente alle boe, pena la sua squalifica. Può talvolta capitare che, qualora molti concorrenti partano in anticipo e i giudici non siano in grado di identificarli tutti, si ripeta l'intera procedura di partenza.

Durante la regate, le regole stabiliscono dettagliatamente chi ha il diritto di rotte sugli altri e come i concorrenti devono rispondere a chi ha la precedenza. Al termine della regata, chi ritiene di essere stato penalizzato da un altro concorrente che ha violato delle regole, presenta un ricorso al giudice di regata che, sentite tutte le parti interessate e ricevute un certo numero di segnalazioni, può decidere di squalificare o penalizzare chi ha violato le regole.

È impossibile ricondurre l'enorme varietà di competizioni veliche che si tengono nelle acque di tutto il mondo a categorie prefissate. Tuttavia, volendo generalizzare, si possono distinguere due grandi tipologie di regate: le regate costiere e le regate d'altura.


Quando si parla di sport della vela ci si riferisce usualmente alla pratica sportiva della navigazione a vela, benché la propulsione a vela accomuni molti sport, anche molto differenti fra loro (quali ad es.: il volo a vela, l'aquilonismo, lo snow-kite, etc.).

Lo sport della vela si distingue dagli altri sport velici perché richiede l'uso di imbarcazioni (che possono essere di dimensioni estremamente ridotte, come nel caso delle tavole a vela, o estremamente grandi, come nel caso delle competizioni fra maxi-yachts, e composte da uno o più scafi). Tali imbarcazioni devono ricevere la loro propulsione esclusivamente da una o più vele, e devono essere manovrate manualmente da equipaggi composti da una o più persone.

La storia

La navigazione a vela risale agli albori della civiltà umana, e già lo storico greco Pausianas narra di una competizione velica, contornata da musica e gare di nuoto, organizzata nel II secolo a.c. in onore di Dionysus Melanaigidos, presso il Tempio di Afrodite ad Ermioni.

La storia della moderna vela sportiva, tuttavia, affonda le sue radici nella lotta contro la pirateria marina. Nel corso del Secolo XVII le rotte delle Indie Orientali, dell'Africa e delle Americhe erano infestate di pirati. Fra le principali prede delle scorrerie piratesche erano i navigli olandesi, che spostavano merci di valore fra l'Olanda.

Per rispondere a tali minacce gli Olandesi svilupparono dei velieri veloci ed agili chiamati "Jachtschip" (dall'olandese "jacht", che significa cercare, cacciare, perseguire) i quali avevano il compito di inseguire e catturare i vascelli pirata. Risultando estremamente divertenti da condurre, queste agili imbarcazioni furono largamente usate anche a fini sportivi.

Solo a metà del Secolo XVII, il re Carlo II, nel corso del suo esilio in Olanda, scoprì gli jachtschip e, quando fu restaurato al trono, ne portò con sé un esemplare in Inghilterra, favorendo così la diffusione dello sport della vela in tutto l'Impero Britannico.

Carlo II(detto "the Merrie Monarch") era così appassionato di vela che contribuì a disegnare il suo yacht personale, lo "Jamie", di 25 tonnellate di stazza, che venne completato nel 1662 a Lamberth. Lo stesso anno, il re condusse personalmente alla vittoria lo Jamie contro uno jacht olandese di proprietà del Duca di York, in un percorso che andava da Greenwich a Gravesend e ritorno. Si trattava della prima regata fra yacht condotti da timonieri non professionisti.

Nel frattempo la parola di origine olandese "jacht" veniva anglicizzata nel termine "yacht" oggi largamente diffuso per indicare le imbarcazione a vela.

La prima competizione velica di flotta dell'era moderna fu la Cumberland Regatta", inaugurata nel 1715, che si tiene ancora oggi. La prima competizione internazionale fu, nel 1851, a famosa Coppa delle Cento Ghinee, più nota come Coppa America.

Il primo club velico, il Water Club of the Cork Harbour, fu fondato all'insegna dell'esclusività, in Irlanda, nel 1720. Almeno inizialmente tuttavia i suoi membri non si dedicavano ad attività competitive, ma effettuavano manovre navali obbedendo agli ordini di un ammiraglio, trasmesse con le segnalazioni di uno sbandieratore, come una flotta militare. Nel 1812 fu fondato il Royal Yacht Squadron, che contava circa cinquanta imbarcazioni di stanza a Cowes.

Gli yacht del tempo erano costruiti con materiali pesanti, come i cutter oceanici, con prua di legnami massicci e poppe leggere. Si scoprì presto, tuttavia, che le chiglie e le strutture portanti erano inutilmente resistenti, e si cominciò a costruire imbarcazioni da regata molto più leggere. Inoltre si capì che l' armo a cutter ad albero singolo (in Italia noto come armo Marconi) era più flessibile e adatto alle varie condizioni meteorologiche rispetto agli armi dei brigantini e degli schooner dell'epoca. Infine, poiché non era ancora stato introdotto il concetto del compenso, o handicap, e le imbarcazioni competevano in tempo reale, si tendeva a costruire yacht di generose dimensioni, per renderli più veloci.

Fino al 1870, le competizioni veliche furono organizzate seguendo regole stabilite liberamente da ciascuno yacht club, ed ogni club era libero di modificare, interpretare e applicare le regole a piacimento, ingenerando spesso confusione, incomprensioni e frustrazioni nei concorrenti. Nel giugno 1868 il Royal Victoria Yacht Club convocò il primo Congresso velistico, o Yachting Congress, che vide la partecipazione di 23 rappresentanti di 14 club. Il Congresso si proponeva di sviluppare un nucleo condiviso di regole comuni, che venne effettivamente proposto l'anno seguente. Tuttavia, a causa delle aspre critiche ricevute, tale regolamento non venne mai adottato.

La decade 1870-1880 venne in ogni caso considerata come la prima "età felice" per la vela sportiva, sia per il numero di nuove imbarcazioni costruite e la raffinatezza delle soluzioni tecniche adottate, sia per l'incredibile numero di competizioni che si svolsero in quegli anni. Basti pensare che nel solo 1876 si svolsero 400 competizioni (a confronto delle 63 che si erano tenute nel 1856).

Nel 1875 tre clubs (il Royal Thames Yacht Club, il Royal Yacht Squadron, ed il New Thames Yacht Club) si associarono per fondare la prima Associazione per le Competizioni Veliche, o Yacht Racing Association (o YRA), che sviluppò regole comuni applicabili alle acque territoriali britanniche.

Si cominciava a delineare in quel periodo, nel mondo della vela, una scissione fra i proprietari di grossi yacht ed il mondo delle piccole imbarcazioni a vela, o "derive". Nonostante, nel 1888, la YRA avesse aperto l'associazione ai proprietari di sailing boats, la Sailing Boat Association e la connessa Boat Racing Association non aderirono alla YRA fino al 1921.

Lo sport velico acquisì nel frattempo status di sport olimpico, venendo introdotto ai Giochi di Parigi del 1900, cui parteciparono concorrenti raggruppati in tre classi veliche.

Tuttavia la confusione fra i diversi standard di misura adottati nel Regno Unito, nei paesi europei, ed in Nord America continuava a minare la possibilità di svolgere competizioni fra yacht di differente nazionalità. Per risolvere tale inconveniente venne convocata, nel 1906 a Londra, la Conferenza Internazionale sulla Misurazione delle Imbarcazioni Veliche, o International Conference on Yacht Measurement (vedi anche Il sistema a compensi).

Il risultato più importante della conferenza del 1906 fu di porre le basi per l'istituzione, avvenuta a Parigi nel 1907, della Unione Internazionale per le Competizioni fra Yacht, o International Yacht Racing Union, e l'adozione di un Regolamento Internazionale di Regata basato su quello stabilito dalla Yacht Racing Association. Aderirono inizialmente alla nuova Federazione le associazioni nazionali di: Austria-Ungheria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Belgio, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera.

L' International Yacht Racing Union rimase quindi la massima autorità internazionale per l'organizzazione e la regolamentazione di competizioni veliche internazionali fino all'agosto1996. Ravvisando la necessità di far sì che la vela sportiva non sia percepita come un ricco sport elitario, il nome venne mutato in Federazione Internazionale della Vela, o International Sailing Federation (abbreviata in ISAF).

L'ISAF conta oggi 115 paesi membri, ed è riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale a rappresentare, a livello olimpico, lo sport della vela.

giovedì 17 luglio 2008

Scuffia: capovolgimento di una imbarcazione


Come si intuisce dal titolo, con il termine scuffia si indica il capovolgimento di un imbarcazione.
La proprietà che si oppone allo sbandamento e non permette alla barca a vela di scuffiare durante la navigazione è la stabilita di galleggiamento.
Per sbandamento si intende l'angolo con cui la barca è inclinata rispetto al piano perpendicolare a quello di navigazione, ovviamente uno sbandamento di 180° implica il ribaltamento dell'imbarcazione.
Per evitare il ribaltamento dell'imbarcazione, si possono generare forze di due tipi che si oppongono alla forza di ribaltamento:

1) aumentare la parte immersa del natante nel movimento di sbandata
2) generare un contrappeso (zavorra) sul lato opposto a quello della sbandata

Il contrappeso può essere di tipo umano (equipaggio) o strutturale, cioè ponendo un peso elevato sul punto più immerso della chiglia, il quale si dice bulbo.
Nel primo caso, cioè aumentando la parte immersa dell'imbarcazione ,si sfrutta il principio di Archimede o galleggiamento, nell'altro la forza di gravità. Per aumentare la coppia di raddrizzamento alcune imbarcazioni usano riempire con acqua dei serbatoi (Ballast.) sui lati sopra vento.

Galleggiamento

Ai nostri giorni, vedendo una barca, una nave o qualunque altro oggetto sull'acqua, difficilmente ci porremmo la domanda: perché galleggia?
In effetti, a tale domande rispose circa nel III a.c un matematico e fisico greco di nome Archimede.

"..... un corpo immerso in un liquido riceve da quest'ultimo una spinta verso l'alto, pari al peso di liquido spostato dal corpo".

Proviamo ad immergere completamente un cubo di un decimetro per lato in acqua. Esso sposterà un decimetro cubo del liquido, quindi riceverà dal liquido una spinta verso l'alto di circa un chilogrammo, visto che l'acqua pesa appunto 1 kg su dm cubo.
A questo punto se il cubo peserà meno di un chilogrammo riemergerà fino a lasciare immersa una parte pari al peso di liquido spostato. Altrimenti affonderà in quanto la forza di sprofondamento dovuta al peso sarà superiore alla spinta della forza di Archimede.

Cazza quella randa





Ci siamo!
Anche Benedetto, Mario, Paolo e Vincenzo oramai fanno parte di questa fantastica comunità.
Premetto, il progetto è ancora allo stato embrionale, ma ci impegneremo per cercare di renderlo quanto più possibile un lavoro piacevole e utile.
L'idea è semplice, sfruttare lo sport per capire la fisica e quindi la matematica, bestia nera di tutti gli studenti e non solo.
DESTINATARI:Il progetto è rivolto a tutti gli studenti della scuola secondaria inferiore e superiore che vogliono imparare(MA SOPRATTUTTO CAPIRE) la fisica e la matematica in maniera divertente.
OBIETTIVI:Partendo da semplici uscite in barca a vela si vogliono stimolare gli studenti a porsi domande e a capire l'UTILITA' della matematica e della fisica(ad esempio perchè le barche a vela riescono ad avanzare controvento?).Inoltre il corso mira a creare spirito di gruppo e a far sviluppare attitudine al Problem solving caratteristiche peculiari allo sport della vela.
MODALITA' E DURATA: Il progetto si articola in uscite didattiche in barca a vela svolte al di fuori degli orari di lezione(le domeniche) e si svolgerà da marzo a maggio.
Nel prossimo post Mario,il nostro prof di educazione fisica vi illustrerà le regole e le nozioni di base di questo sport.