giovedì 31 luglio 2008

Buone Vacanze

Ciao boys,

io sono ancora a zero e domani mattina alle 4 sono in partenza, apro questo post per salutarvi e augurarvi buone vacanze.
Lascio un saluto particolare a Vincenzo( porta i miei saluti ad Antonella), visto che non ci siamo bevuti manco un caffè quando è pasasto in ufficio.
A settembre si riparte....RILASSATEVI!!!!
P.S Benedetto.....VASIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!

Con Mario ci siamo salutati dal vivo, guagliò non ti dimenticare di farmi la ricarica che devo telefonare tutti i giorni altrimenti chi se spassa i miei!!!!

Ciao
Paolo

Lacio Drom

domenica 27 luglio 2008

Perchè navighiamo controvento?

vi siete mai chiesti come fa una barca a vela a navigare controvento? LA RISPOSTA LA DOVREMO CHIEDERE A NEWTON O BERNOULLI e più precisamente al secondo principio della dinamica e al teorema di bernoulli.
Cmq la ragione è molto semplice e per capirla dobbiamo rifarci alla dinamica del volo.





Consideriamo il caso in cui l’ala è ferma e l’aria è in movimento. Nella figura sovrastante è rappresentato un profilo alare ed è disegnato il moto di due volumetti di fluido A e B che vengono separati dall’ala e passano il primo al di sotto di essa ed il secondo di sotto per poi rincontrarsi. A causa della forma dell’ala il volumetto A segue un percorso rettilineo mentre B ne segue uno curvo e quindi più lungo. Dato che i due volumetti impiegano lo stesso tempo per spostarsi dobbiamo ammettere che la velocità dell’aria al di sopra dell’ala sia maggiore di quella al di sotto. Quindi per il teorema di Bernoulli la pressione che preme sulla parte inferiore dell’ala maggiore di quella che si esercita sulla parte superiore, ciò determina parte della forza chiamata portanza che sostiene l’aereo in volo.


La stessa cosa succede alla vela con l'unica differenza che la foza non è più diretta verso l'alto ma orizzontalmente.


Questo principio, abbinato all'uso della deriva, permette alla barca di avanzare di bolina, in linea retta. Cosa che non avverrebbe in assenza della deriva, infatti essa sotto il pelo dell'acqua genera una forza "uguale" in intensità, ma in contrasto nel verso, alla componente perpendicolare all'asse della barca della forza sopradescritta; senza l'uso di questo accorgimento costruttivo, si determinerebbe solo lo scarroccio senza la possibilità di avere una bolina o rotta controllata.



Bolina: la freccia azzurra indica la spinta laterale generata dalla depressione sul lato sottovento della vela; tale spinta puo' essere scomposta in due vettori, quello nero, che viene annullato dalla resistenza uguale e contraria generata dalla deriva immersa nell'acqua, e quello blu, che è la risultante spinta all'avanzamento della barca a vela.
Possiamo concludere che per poter far avanzare la barca a buone velocità è necessario fare dei buoni calcoli vettoriali per poter eliminare al massimo la resistenza.

venerdì 18 luglio 2008

Kitesurfing

Il kitesurfing, chiamato anche kitesurf o kiteboarding è una disciplina relativamente recente, nato verso la fine degli anni 90 nelle calde, ventose e paradisiache acque delle isole Hawaii. È in assoluto lo sport acquatico che si sta diffondendo più rapidamente in assoluto. Si pratica con un'apposita tavola e un aquilone (kite o ala) comandato mediante una barra di controllo collegata ad esso da cavi lunghi e sottili in fibra sintetica dyneema.

Le condizioni di vento ideali per praticare il kitesurf sono comprese tra i 12 e i 30 Kts (nodi), ed a differenza del windsurf si può normalmente praticare anche con venti deboli. Ovviamente in tali condizioni si useranno aquiloni di dimensioni maggiori. Con le condizioni ideali è possibile praticare lo sport in maniera sicura, planando semplicemente (freeriding), compiendo svariate evoluzioni o tricks (frestyle). E' possible usare il kite sia sulle onde (wavestyle) che su acqua piatta (wakestyle).

Una delle caratteristica principali che ha contribuito alla continua crescità di popolarità di questo sport è senz'altro la velocità con cui si può imparare a planare e in seguito a compiere evoluzioni. Un corso ben sviluppato e della durata di circa 20 ore, può fornire le basi per un inizio di pratica sicura ed autonoma. Per prevenire pericoli, seguire un corso è assolutamente consigliato. Il kitesurf infatti è considerato uno sport estremo e nonostante le moderni apparecchiature abbiano esteso la sicurezza le insidie non solo per chi lo pratica sono decisamente tante.

Per chi vuole iniziare a praticare questo sport, questo è l'elenco delle attrezzature che dovrebbe procurarsi:

  • aquilone completo di barra e linee;
  • tavola da kitesurf;
  • trapezio;
  • attrezzatura di sicurezza (giubbotto protettivo o galleggiante, casco, coltellino per tagliare le linee).

Vettori e Vento apparente


Il vento apparente è quel particolare vento percepito da un osservatore in movimento; in condizioni di aria ferma, esso possiede intensità proporzionale e direzione opposte a quella del movimento. In presenza di vento reale, il vento apparente è la somma vettoriale del vento prodotto dall'avanzamento e del vento reale.

Nella navigazione a vela il vento apparente ha grande importanza perché è in relazione all'intensità e direzione di questo vengono regolate le vele per seguire una rottaprescelta. Poiché il vento apparente è quello che effettivamente agisce sull'imbarcazione, la sua velocità può essere misurata con l'anemometro di bordo. La strumentazione moderna consente anche di calcolare la velocità del vento reale quando sono conosciute la velocità della barca e del vento apparente.
I vettori delle velocità che concorrono al vento apparente sono rappresentati nel disegno, dal quale si può dedurre che il vento apparente coincide con il vento reale solo quando l'imbarcazione è ferma rispetto al fondo marino, mentre all'aumentare della velocità dell'imbarcazione il vento apparente si discosta sempre più dal vento reale per avvicinarsi al vento di avanzamento.
Poiché è il vento apparente ad incidere sulla velatura ne consegue che la navigazione con vento in poppa è sempre la meno efficace, poiché all'aumentare della velocità dell'imbarcazione corrisponde una proporzionale diminuzione dell'intensità del vento che agisce sulle vele. Infatti su di un qualsiasi mezzo che si muovesse ad una velocità equivalente a quella del vento reale e nella stessa esatta direzione, la percezione di vento apparente sarebbe nulla.
Per il motivo sopra enunciato una imbarcazione a vela in procinto di raggiungere un punto (boa) posto nella direzione del vento avrà maggiore velocità di avvicinamento all'oggetto non percorrendo la rotta più breve e con vento in poppa, bensì bordeggiando in modo tale da mantenere un angolo con la direzione del vento apparente più favorevole alla efficacia della velatura. È questo il tipo di navigazione che cerca una imbarcazione in regata, in un percorso a bastone e al momento di affrontare il lato di poppa.
Alcune imbarcazioni a vela, in particolare multiscafi o tavole a vela, generando con l'avanzamento un notevole vento apparente, possono navigare a velocità superiori al vento reale presente in quel momento. In genere questo avviene in navigazioni con vento al traverso della rotta seguita dall'imbarcazione. Allo stesso modo si comportano alcuni mezzi di terra a propulsione velica e dotati in genere di una assai minore resistenza all'avanzamento.

Tavola a vela

La Tavola a vela (detta anche velasurf o windsurf) è uno sport marino o lacustre che consiste nel viaggiare sull'acqua su una piccola tavola grazie all'azione propulsiva determinata del vento sulla vela. Questa è armata su un albero snodato, retto e controllato dal velista - colui, cioè, che la conduce - con il solo ausilio del boma.

La tavola a vela è anche una specialità olimpica. Il windsurf è la massima sintesi di una barca. Si può considerare un incrocio fra una barca e un aliante, infatti un windsurf che scivola su una superficie d'acqua è un mezzo che sta volando proprio nel punto d'incontro fra due elementi a densità diversa. La vela/ala è portata dall'aria, la deriva dall'acqua.

Manovre

Le manovre principali sono:

  1. la virata e la strambata, manovre che, nella forma basilare, permettono il cambiamento delle mura tramite il passaggio della vela rispettivamente sulla poppa o sulla prua della tavola.
  2. le partenze che possono avvenire salendo prima sulla tavola e recuperando la vela con l'apposita cima di recupero, o sfruttando il vento per mantenere la vela in posizione di navigazione salendo successivamente sulla tavola, sia in acqua bassa (partenza dalla spiaggia) che in mare aperto (partenza dall'acqua).

Per condurre una tavola a vela, non essendoci il timone, bisogna agire sull'inclinazione dell'albero. Per orzare(portare la prua al vento in modo da raggiungere andature che stringono il vento o di bolina) si deve portare più verso poppa il centro velico e quindi inclinare l'albero verso poppa.

Per poggiare(azione inversa e cioè portarsi con la poppa a vento) si inclina l'albero in avanti.

Queste indicazioni sono valide per la navigazione in dislocamento. All'aumentare della velocità, proporzionalmente al tipo di tavola utilizzata (esistono tavole che raggiungono l'equilibrio idrodinamico prima o dopo parlando di velocità) ed alla calibratura della pressione sulla tavola stessa, si raggiunge la condizione di planata durante la quale i cambiamenti di direzione vengono ottenuti inclinando la tavola con i piedi che al momento della planata sono infilati in apposite streps a poppa della tavola, mentre la vela viene mantenuta in una posizione fissa piuttosto arretrata sulla tavola, ottimale per la disposizione dei pesi e per l'efficienza aerodinamica di tutto l'insieme. La planata permette alla tavola di raggiungere velocità tal volta molto rilevanti se si tiene conto che si parla di velocità su acqua.

Tipi di tavola e specialità

Una prima classificazione delle tavole da windsurf può essere effettuata in base al volume, direttamente collegato, tramite la legge di Archimede, al peso massimo che la tavola può sostenere al galleggiamento. Chiaramente, più piccola è la tavola minore sarà il volume.

Una tavola con un maggior volume consente di raggiungere la planata anche con venti più leggeri.

Ci sono poi altre discipline che si possono praticare con il windsurf:

  • Il Freestyle: spettacolari evoluzioni con mare calmo o quasi, molto complesse e spettacolari.
  • Il Wave: l'atleta mescola i due sport surf e windsurf saltando e surfando onde e frangenti. Questa specialità è forse la più spettacolare poiché permette al surfer di effettuare salti considerevoli e di chiudere evoluzioni (trick) totalmente fuori dall'acqua.
  • La Gara: la classica competizione dove si deve arrivare prima degli avversari alla fine del percorso.
  • Il Supercross: competizione di ultima generazione dove, come per il race, vince chi arriva per primo alla fine del percorso ma, fra un giro di boa e l'altro bisogna completare delle manovre Freestyle.
  • La Velocità: surfisti con doti fisiche imponenti si sfidano a chi percorre più velocemente un tratto d'acqua piattissima. Le velocità si aggirano intorno ai 45 nodi. Il record mondiale di velocità di una imbarcazione a vela appartiene proprio al windsurf con una velocità di 48.7 nodi.

Storia

Il windsurf nacque da un'idea di James R. Drake nel 1967, il quale, sull'autostrada di San Bernardino, nei dintorni di Los Angeles, pensò di poter continuare a fare surf anche senza le onde, utilizzando una vela collegata alla tavola da onda, già allora molto utilizzata. Drake pensò di unire un boma a wishbonecon un giunto cardanico per governare in piedi una tavola a vela. I materiali utilizzati furono dapprima il legno, la stoffa nautica (la stessa usata per le barche a vela) e alcune corde per imbarcazioni.

Regate d'altura

Nella categoria delle "regate d'altura" rientrano tutte quelle regate il cui percorso viene solitamente definito facendo uso delle caratteristiche orogenetiche del Campo di regata. In questo caso il campo di regata può essere vastissimo fino a comprendere, come nel caso delle circumnavigazioni terrestri, l'intero globo terrestre. Per completare il percorso delle regate d'altura è quindi richiesto ai concorrenti di aggirare, in senso orario o antiorario, isole, promontori, scogli, o anche continenti.

Ovviamente tali regate possono avere durate che vanno da alcune ore fino a mesi e, addirittura, anni.

Le "regate d'altura" possono essere di diversa tipologia in base a vari aspetti:

  • con scalo o senza scalo - se prevedono delle tappe o se l'intero percorso deve essere completato dai concorrenti senza fare soste per rifornimenti
  • solitarie, a coppie o in team - a seconda se prevedono che a bordo dell'imbarcazione ci sia un solo concorrente, o che ci siano due soli concorrenti, o infine se non c'è limitazione al numero dei concorrenti.

Match race


Una sottocategoria è rappresentata dai Match Race. In tali regate solo due sfidanti si confrontano in una competizione che assume tutti i toni e le caratteristiche di un vero e proprio duello.

Parlare di "sottocategoria" per una tipologia di regata che identifica la più antica competizione velica internazionale, la Coppa America, può sembrare paradossale. Tuttavia va sottolineato che il Match Race moderno condivide solo alcune delle caratteristiche della Coppa America, ma è anche contraddistinto da notevoli differenze.

La principale deriva senz'altro dal fatto che il Match Race prevede l'uso di due imbarcazioni assolutamente identiche (definite dal concetto di One Design) che oltretutto vengono scambiate dai concorrenti fra una prova e l'altra della competizione (che solitamente si svolge su un arco di diverse prove, dette "Round robin").

Tali imbarcazioni sono messe a disposizione dal Comitato Organizzatore e lasciate provare ai concorrenti per un periodo prestabilito ed uguale per tutti i concorrenti.

La partecipazione ai Match Race avviene in genere su invito, sulla base delle Ranking List redatte dalla FIV o dall'ISAF in base ai risultati delle competizioni precedenti, moltiplicati per indici di difficoltà definiti sulla base dell'importanza della competizione e del livello degli altri concorrenti.